mercoledì 21 dicembre 2011

LA RESILIENZA ..che cos'e'?



“MAMMA, PAPA’…INSEGNAMI AD ESSERE ..FELICE”

“C’era una volta un arcobaleno molto vanitoso che aveva molti colori.
Sotto l’arcobaleno c’era un paesino tutto grigio che si chiamava “Il paese della tristezza”.
Un giorno un uccellino, passando da quelle parti disse all’arcobaleno:
“Il giallo e’ il colore della malattia”.
Subito l’arcobaleno lo getto’ via.  Cadde sul paese e subito gli abitanti dissero che il giallo sarebbe stato il colore del sole e del grano.
L’uccellino, non contento di quello che aveva fatto, continuo’ dicendo che il rosso e’ il colore della vergogna. L’arcobaleno subito lo butto’ via e il rosso cadde sul paese.
Subito gli abitanti dissero che il rosso sarebbe stato il colore delle fragole, delle ciliegie e dei tetti delle case.
L’uccellino, non contento, disse all’arcobaleno che il blu e’ il colore della paura. L’arcobaleno subito lo getto’ via ed il blu cadde sul paese. Gli abitanti subito lo raccolsero e lo utilizzarono per dipingere i fiordalisi ed il cielo.
L’uccellino decise quindi di  dire all’arcobaleno che il verde e’ il colore dell’invidia. L’arcobaleno subito lo getto’ via e cadde sul paese. Gli abitanti lo videro e lo fecero diventare il colore della primavera
Il paesino con  tutti i colori divenne felice”

CHE COS’E’ LA RESILIENZA?

Ho voluto proporvi la lettura di questo breve racconto perche’ lo ritengo particolarmente significativo per aiutarvi a comprendere il significato del termine “resilienza.”
Questa parola deriva dal latino “resilio” e significa saltare, rimbalzare .
In ingegneria  si utilizza per indicare le proprieta’ meccaniche di un corpo, ovvero i modi in cui si comporta un materiale quando e’ sottoposto a sollecitazioni esterne.
In psicologia indica la capacita’ di una persona di superare le difficolta’ della vita,  trasformando una esperienza negativa e dolorosa in apprendimento, di “rimbalzare” dalla negativita’ e acquisire da questa esperienza competenze utili al miglioramento della qualita’ della vita.
Osservando i bambini ed i loro comportamenti in relazione a cio’ che accade loro, si puo’ notare che, fin dai primi anni di vita  esistono bambini piu’ resilienti di altri.

RESILIENTI…SI NASCE O SI DIVENTA?

Sicuramente il patrimonio genetico gioca un ruolo importante, ma alcuni studi effettuati negli ultimi anni dimostrano che anche il contesto ha un’influenza importantissima nella costruzione del processo di resilienza. La famiglia, l’silo nido e poi la scuola costituiscono contesti e sistemi in cui ci devono essere adulti capaci di coinvolgerli e promuovere in loro la resilienza.
Le persone che circondano il bambino quindi possono, attraverso i loro comportamenti, aiutarlo a sviluppare tre fattori fondamentali per la costruzione della resilienza: io ho, io sono, io posso.
Io ho:
·        Persone che mi circondano che mi amano e di cui mi fido
·        Persone che mi pongono dei limiti, cosi’ che io sappia dove posso arrivare
·        Persone che con i loro comportamenti costituiscono per me un esempio
·        Persone che vogliono che io impari a fare le cose da solo
Io sono:
·        Una “piccola persona” che puo’ essere amata cosi’ come e’.
·        Contento di fare le cose per gli altri
·        Responsabile delle mie azioni
·        Una persona che ha rispetto per se stessa e per gli altri
Io posso:
·        Parlare agli adulti delle cose che mi preoccupano e che mi spaventano
·        Trovare il modo di risolvere i piccoli problemi che incontro
·        Scegliere se essere felice indipendentemente da cio’ che di brutto mi accade
·        Trovare un adulto che mi aiuti quando ne ho bisogno

Sono certa che leggendo queste indicazioni ognuno di voi avra’ ripensato a situazioni che ha vissuto in prima persona e nella relazione con i propri figli.
Nella storia che avete letto vi e’ un chiaro esempio di un comportamento resiliente: gli abitanti del paesino sono capaci di raccogliere qualcosa di negativo come i colori della malattia, della paura…e di trasformarli in colori positivi con cui colorare la propria vita.
Tutti i giorni possiamo con il nostro comportamento condizionare quello dei nostri bambini , alla luce di quanto detto non possiamo non tenere presente che le nostre parole e i nostri comportamenti avranno di sicuro una certa influenza sull’immagine che loro stanno costruendo di se stessi e che li accompagnera’ per tutta la vita.
Se vostro figlio ha paura di fare qualcosa incoraggiatelo dicendo “puoi farlo se vuoi”, “sei capace...prova” , fategli capire che voi per primi credete che ce la fara’.
Se lo vedete triste o preoccupato invitatelo a parlarvene apertamente “ sei triste? Sei arrabbiato?” Con i piu’ piccoli che non hanno ancora raggiunto una buona capacita’ di linguaggio esprimetevi per loro “ sei arrabbiato perche’ non ti ho comprato il giochino?”, “ sei triste perche’ devo andare al lavoro?”Spesso i bambini soffrono perche’ non sono capaci con le parole di esprimere quello che provano, aiutateli a farlo, questo li fara’ sentire compresi e accettati.

Quando saranno piu’ grandi cominceranno a fare le prime esperienze al di fuori dalla famiglia: a scuola, nel gruppo di amici…voi  non potrete certo impedire che accada loro qualcosa di spiacevole che li fara’ soffrire (una bocciatura…una prima delusione sentimentale, ) ma potete fin da subito insegnare loro che le cose spiacevoli ci sono, esistono ma che siamo noi stessi a decidere se vogliamo che queste ci distruggano o ci rafforzino . Aiutateli a diventare persone che hanno stima in se stessi, avendo voi per primi fiducia in loro, persone che si amano per quello che sono, amandoli voi per primi; persone che rispettano gli alti, dando voi per primi l’esempio da seguire.

“La lezione più importante che l'uomo possa imparare in vita sua non è che nel mondo esiste il dolore, ma che dipende da noi trarne profitto, che ci è consentito trasformarlo in gioia."

Tagore




...Se volete saperne di più su questo argomento potete approfondire leggendo i seguenti testi:

“Educarsi alla resilienza”  - Malaguti    ed. Erickson
“Il dolore meraviglioso”  - Frassinelli  Milano
 “Le emozioni dei bambini”  - PIEMME  I, Filliozat

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Isa ha detto...
La scuola è un ambiente sociale ricco di sfide e opportunità e qui i bambini hanno l’opportunità di usare e sviluppare le loro competenze psicologiche come resilienza e autoefficacia.
La resilienza fa riferimento alla capacità di riscattarsi e rimettersi in gioco dopo un brutto momento o un duro fallimento. Se le difficoltà sono imputate sempre e solo alla propria presunta incapacità è difficile ‘rialzarsi in piedi’, mentre in modo più obiettivo occorrerebbe distinguere tra ciò che si può controllare e ciò che viene dall’esterno. L’autoefficacia riguarda la fiducia nelle proprie competenze e capacità. Fa riferimento alla sicurezza con cui si scelgono e si affrontano i problemi. Quando si ha scarsa autoefficacia non ci si sente all’altezza della situazione e si approcciano i compiti anticipando il proprio fallimento. Possedere fiducia in se stessi permette invece di affrontare senza pregiudizio le attività quotidiane e di dare il giusto peso a vittorie e fallimenti.
Secondo Goldstein le vie principali per insegnare e formare alla resilienza sono:

- praticare l’empatia;

- incoraggiare la responsabilità;

- potenziare l’abitudine a prendere delle decisioni;

- insegnare l’ottimismo attraverso critiche costruttive
Quindi ottimismo fiducia e POSITIVITA' sempre !!! Isa...

ELISABETTA ha detto...

La famiglia è “quella specifica ed unica organizzazione che lega e tiene insieme le differenze originarie dell’umano, quella tra i generi (maschile e femminile), tra le generazioni (genitori e figli) e tra le stirpi (ovvero l’albero genealogico, materno e paterno) e che ha come obiettivo e progetto intrinseco la generatività”.
Ogni persona ha una propria storia le cui radici affondano nella propria famiglia d’origine. Come ricorda B. Bettelheim è nella famiglia d’origine che si sviluppa il senso di appartenenza e solo a partire da questa prima esperienza si estende in seguito all’esterno di essa, alla comunità nella quale la famiglia stessa è inserita e con la quale ciascun membro interagisce. La famiglia ha un suo ciclo di vita che è il risultato di coloro che la compongono.
La dimensione relazionale della famiglia non si coglie immediatamente, ma emerge soprattutto nei momenti critici della vita familiare: è proprio in quei passaggi, nelle transizioni, che emerge la struttura delle relazioni familiari nei suoi aspetti di forza o di “resilience” familiare e nei suoi aspetti di debolezza.
Il concetto di “resilienza familiare” fa riferimento alla qualità della struttura relazionale di una famiglia che permette di superare le crisi ed anche alla forza di una famiglia e, dunque, alla qualità delle relazioni tra i membri di una famiglia.