martedì 8 aprile 2014

UNA MAESTRA IMPERFETTA...

Ho aperto questo blog un paio di anni fa, l'idea era quella di condividere una parte di me stessa, del mio lavoro e dei miei pensieri con chi come me, si trova ad avere a che fare con il mondo dell'infanzia, operatori, insegnanti e genitori stessi .Alla fine pero' questo non e' stato; mi sono limitata a condividere cose, link, idee pratiche e nonostante il risultato molto colorato e accattivante in realta' e' diventato qualcosa di diverso dalla mia idea di partenza. Quindi oggi comincero' a dare una nuova impostazione a questa sorta di diario di viaggio che mi accompagna nella mia avventura con i bambini e dentro me stessa.
 Ci sono diversi modi di fare questo mestiere, cosi' diversi tra loro che a volte non sembra nemmeno che si tratti proprio dello stesso mestiere; tutti giusti a modo loro, tutti calati nel contesto. Io ho il mio. Giusto o sbagliato che sia, non riesco mai a smettere di fare l'educatrice piu' che l'insegnante, forse perché in realta' non "lo faccio" ma "lo sono".
Chissa' come mai allora, ancora oggi, e non sono certo piu' una ragazzina, a volte questa cosa mi spaventi cosi' tanto...forse perché e' piu' facile pensare che in fondo sono li' per insegnare matematica, cosi' rassicurante e priva di contaminazioni emotive da rendere il mio lavoro piu' semplice e meno "doloroso".
 Gia'...."doloroso", perché tutto si puo' pensare di una maestra tranne il fatto che il suo lavoro comporti dolore...mentre invece a volte e' cosi'. Il dolore arriva quando smetti di guardare i tuoi alunni come menti da riempire o persone a cui insegnare nozioni e ti metti a guardare attentamente i loro sguardi, le loro paure, le loro difficolta'. E quando poi ti capita di incontrare sul tuo cammino qualcuno che di paure e di demoni ne ha cosi' tanti nonostante la sua giovanissima eta', allora non puoi far altro che fermarti e chiederti che cosa tu sia li' a fare, e se la tua "bella e rassicurante matematica" ha ancora lo stesso senso dietro a tutto questo. Se poi in quel dolore ti identifichi, perché lo conosci molto bene, perché lo conosci fin troppo bene, perché e' stato anche il tuo e ancora urla forte dentro di te riaprendo ferite che mai si richiuderanno, allora...a quel punto...tutto cambia di significato .
Forse ho sbagliato mestiere, o forse no, forse e' il mestiere stesso che e' sbagliato.
 
Nel mio lavoro ogni giorno incontro colleghi, con alcuni percorrero'  un lungo tragitto, altri invece mi affiancheranno per poco tempo, giusto il tempo necessario per conoscerci. Indipendentemente da questo  mi sorprendo spesso di fronte alla diversita' di ognuno di loro, qualcuno lo sceglie questo mestiere, qualcuno invece lo fa. A volte capita di incontrarne alcuni, in cui riconosci qualcosa, e la riconosci perché la conosci cosi' bene da riuscire a vederla anche in loro. Una volta una mamma di una mia ex alunna, quando ho lasciato la scuola che frequentava, mi ha chiamata per sentire come stavo, ho chiesto come si trovassero con la nuova insegnante , mi ha risposto facendomi inconsapevolmente il piu' grande complimento che nessuno mi avesse mai fatto:" Bene, e' molto brava, ma tu...non so...avevi una magia..."
Mai nessuno in vita mia mi ha mai detto una cosa tanto bella.
Ebbene, questa "magia" come l'ha definita lei, io la chiamo "passione" la chiamo " amore" , "compassione".
 
Questa frase mi ha dato una carica nuova, in un momento in cui ne avevo bisogno, come una boccata di aria fresca, un abbraccio di sostegno quando non te lo aspetti. Ogni giorno, dicevo, incontro molti colleghi, in alcuni di loro vedo la stessa" magia", la riconosco , anche in chi conosco in fondo cosi' poco, anche quando forse loro stessi non ne sono ancora consapevoli. E allora glielo dico, perché penso che faccia piacere a loro cosi' come lo ha fatto a me e che forse le mie parole possono contribuire a far si che non la perdano ma continuino ad alimentarla giorno dopo giorno, anche quando e' difficile, anche quando sarebbe piu' semplice "limitarsi ad insegnare bene la matematica."
 
Forse sono stata troppo sincera, o forse lo sono stata finalmente.
 
 Penso sempre di essere una maestra imperfetta, che non          cor risponde ai canoni  richiesti, che non ha forse quei "bei requisiti" su cui si basano i concorsi, che si trova a lavorare in un contesto che spesso non condivide, che dovrebbe passare piu' tempo sulle esercitazioni delle prove Invalsi anziché inventare storie per aiutare i bambini a tirare fuori quel mondo a volte meraviglioso e a volte spaventoso che hanno dentro .
 
Sara'... ma mi piacciono cosi' tanto le persone imperfette, quelle che tentano ,sbagliano, cadono e si rialzano, quelle che dicono "sto imparando, non sono capace.." , oppure "questa cosa la facciamo perché la dobbiamo fare...pa poi facciamo quello che invece ci serve veramente...", quelle che della loro imperfezione fanno la loro risorsa piu' grande, quelle che non hanno una facciata perfetta, ma piena di piccole crepe, perché e 'proprio da li'....che si intravede la "magia".
 
Maestra Elena
 
 
 
 

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